Non so voi, ma quando parto per un viaggio, passo le settimane precedenti a leggere blog, a guardare video di YouTube, a sfogliare guide e scrollare Instagram in cerca di ispirazioni, curiosità e cibi da provare.
Ecco qui un elenco di “must eat” che – a mio modesto parere – non potete assolutamente perdervi nel vostro viaggio a New York.
AMERICAN COOKIES
Alzi la mano chi non ama gli American Cookies? Impossibile non cedere davanti al profumo di burro che sprigiona un cookie appena sfornato!
Ci sono varie scuole di pensiero in merito a come debba essere il perfetto american cookie, e ogni ricetta si colloca in maniera leggermente diversa nel quadrante disegnato dagli assi croccantezza-scioglievolezza e diametro-spessore. A New York City, nello specifico, si è affermato il NYC-style cookie, dallo spessore decisamente importante e dalla consistenza morbida e scioglievole, quasi tendente ad un cake.
Potete provarli in due posti iconici: Culture espresso, cui delish magazine ha assegnato l’award per il “best chocolate chip cookie in NY” e Levain Bakery, che da oltre 30 anni sforna “THE CHOCHOLATE CHIP COOKIE”.
BANANA PUDDING
Se da un lato i cookies sono universalmente conosciuti nel mondo, il banana pudding non ha avuto la stessa fortuna al di fuori degli Stati Uniti…io stessa, nonostante la passione per i dolci, non mi ci ero mai imbattuta prima d’ora.
Chi ha provato quello di Magnolia Bakery, però, sa quanto questo dolce – per lo più ignoto in Italia e in Europa – sia una vera rock star in quel di NY. Una delle prime ricette del pudding alla banana venne pubblicata nel Kentucky Receipt Book di Mary Harris Frazer, nel lontano 1903; benché questo dolce fosse legato principalmente alla tradizione culinaria del sud degli Stati Uniti, oggi è capillarmente diffuso in tutta la nazione e celebrato nel National Banana Pudding day. Gli americani, si sa “Son ragazzi”. Bene. Ma che diavolo è il Banana Pudding?
Si tratta di un dolce al cucchiaio, stratificato, a base di crema pasticcera aromatizzata alla vaniglia, biscotti, banane in purezza tagliate a fettine e panna montata o meringa. Per quanto gli ingredienti siano diversi, questo dessert somiglia concettualmente al nostro tiramisù: la buona riuscita è legata principalmente alla texture unica di questo dolce, frutto dell’amalgamarsi degli ingredienti tra loro. Anche se la fortuna di Magnolia Bakery inizia grazie ai red velvet cupcake nel 1996, oggi la fila fuori si fa per il solo, unico e inimitabile banana pudding.
Addirittura, per gestire in modo piú efficiente l’afflusso dei clienti, gli store principali hanno una coda dedicata per i banana pudding da asporto e una per tutti gli altri acquisisti. Totale.
E noi, come tanti, la coda per assaggiare questo must, l’abbiamo fatta. Abbiamo optato per il formato piccolo, ma potete scegliere anche quello medio o grande. Quello big è perfetto se siete i protagonisti di una serie TV americana e siete in pigiama sul divano a piangere dopo aver scoperto che il vostro fidanzat* vi tradisce: perfetto per consolarsi – ma anche per finire in ospedale in 0,2.
Impressioni a caldo? All’inizio ero diffidente, soprattutto perché non amo molto la banana nei dolci…Poi però mi sono convertita!
Provatelo anche voi, e diteci cosa ne pensate!
NEW YORK STYLE PIZZA
Se mi chiedessero qual è il piatto simbolo di NYC, non avrei molti dubbi. La pizza. E no, non sono in preda ai deliri del jet lag.
Ovviamente il concetto di New York pizza è un po’ diverso da quello di pizza napoletana: qui viene servita a fette – slices, farcite a piacere con gli ingredienti più disparati – sì, anche l’ananas; va da sé quindi che anche l’impasto debba essere piuttosto diverso rispetto ad una napoletana: idratazione più bassa e una cottura attorno ai 300°, funzionali ad ottenere una fetta in grado di sostenere il condimento senza afflosciarsi. Un po’ più simile alla pizza tonda classica che si trovava in prevalenza nelle pizzerie italiane prima che la napoletana varcasse i confini campani.
Lasciando perdere quella categoria di locali che serve mayo e ketchup come condimento accanto alla pizza, ci sono vari posti in città in cui mangiare una NY pizza fenomenale. Noi abbiamo scelto l’Industrie pizzeria, a Brooklyn (254 South 2nd St., Williamsburg).
Forse abbiamo giocato un po’ in casa dal momento che il proprietario, Massimo Laveglia, è – come nome e cognome suggeriscono – italianissimo.
Il pregio di questa pizza newyorkese reinterpretata in chiave italiana? Fette grandi, sottili e croccanti come vuole la tradizione americana, con ingredienti italiani lasciati quasi in purezza. Impasto fragrante che si scioglie in boccca, trattato a regola d’arte: assolutamente nulla da invidiare alle tipologie di pizza nostrane.
Pizza all’ananas? No grazie. Non sono ancora pronta.
HOT DOG
Hot dog: il cibo da passeggio per eccellenza. Tutti i newyorkesi di fretta prima o poi cedono alla tentazione di uno snack succulento – per niente sano – ma pratico e veloce da mangiare.
E voi, avete mai pensato di accompagnare un hot dog con un ottimo smoothie alla papaya? No? Beh. Nemmeno io. Ma siamo a New York – anche – per uscire dai nostri schemi mentali.
Quindi eccomi qui a sorseggiare un dolcissimo smoothie ai frutti tropicali, mentre mordo l’iconico hot dog di Gray’s Papaya.
In pratica, würstel, senape, crauti sotto aceto, cipolla e cheddar – opzionale – abbinati alla cosa più dolce che possiate immaginare. Un’esperienza che rifarei, a piccole dosi.
HAMBURGER
Hamburger, altro grande mostro sacro della tradizione culinaria americana.
Si dice che la guerra di Indipendenza scoppiò dopo che, al Boston Tea Party, un giovane e inesperto cuoco britannico responsabile del buffet, servì un hamburger troppo cotto al capo dei coloni nordamericani.
O forse non era andata proprio così…😆
Ma, cenni storici inventati a parte, va specificato che “Hamburger” sta a USA come “pasta” sta a Italia. Un termine troppo generico che ha bisogno di essere ulteriormente tipizzato.
Iniziamo col dire che, ad oggi, esistono almeno due scuole di pensiero quando si parla di Hamburger. C’è chi lo preferisce classico, in stile steakhouse, patty più spesso con il cuore leggermente al sangue (medium-rare), e chi invece lo vuole smashed: sottilissimo sui bordi – edges – e leggermente più alto al centro, con la maillard che fa la crosticina croccante su tutta la superficie.
E poi beh, double burger, cheese burger, burger “gourmet” che si sviluppano in altezza, e le infinite variabili legate ai condimenti in cui non mi addentrerei.
Se siete fan della prima tipologia, streakhouse patty, vi consigliamo il burger di JG Melon: cottura impeccabile, ottimo gusto e rapporto qualità prezzo. Ma quello che ci ha veramente rapito è stata l’atmosfera da pub americano: il bancone in legno, lo stile delle luci e dell’arredo e i camerieri in livrea mi hanno fatto sentire catapultata nel set di “How I met your mother”. Impagabile!
Se invece preferite che la carne del vostro burger sia sottile e croccante – it’s me, hi 👋🏼 – allora vi consigliamo di provare 7th street burger.
A malincuore debbo confessare ho mangiato smash migliori sia a Milano che a Barcellona – Chuck’s, Meet crew, Fast Eddie’s, Bemba 🫶. Ció detto, la carne era molto buona – specialmente considerati i volumi da fast food…forse siamo stati solo un po’ sfortunati con la cottura? Forse un giorno, chissà, ci incontreremo di nuovo, 7th street burger…
Magari a voi andrà meglio. Del resto, la maestria di chi sta alla piastra fa la differenza.
Fateci sapere se trovate qualche locale meritevole!
PASTRAMI SANDWICH
Quella del pastrami sandwich è una lunghissima storia che nasce dall’incontro del pastramă – importato dagli immigrati rumeni a New York nel XX secolo – con due fette di pane di segale.
pastramă: termine rumeno che indica un particolare metodo di conservazione della carne, per metonimia utilizzato per indicare la carne stessa.
Ma partiamo con ordine.
Il pastrami si prepara mettendo in wet brine – una sorta di salamoia – della carne cruda – tipicamente la punta di petto di manzo – condita con varie spezie; si procede poi all’affumicatura e, successivamente, alla cottura, che può avvenire, in base alla ricetta, combinando barbecue, bollitura o vapore. Il risultato è una carne estremamente morbida e saporita, con sentori speziati e una punta di acidità, che viene servita tra 2 fette di pane, a mo’ di sandwich.
Da Katz’s Delicatessen, questo lungo e laborioso processo si compie nella sua interezza – dalla salamoia all’affumicatura – e dura dalle 2 alle 4 settimane. Forse per questo, il pastrami di Katz è considerato il migliore di tutta NYC. Il locale, fondato nel 1888 nel quartiere di Lower East Side Manhattan, nasce come una rosticceria kosher frequentata da avventori e da artisti che si esibivano nel vicino teatro. Anche se, indubbiamente, la qualità e la fama del prodotto sono tali da attirare molte persone, la fila chilometrica per entrare nel locale è legata principalmente all’iconica “scena del ristorante” del film Harry ti presento Sally. Ci siamo intesi. Ebbene, è stata girata proprio qui e il tavolino su cui sedevano i due è ancora nella sala – ed è fruibile ai clienti. Per fortuna, da qualche anno, Katz ha aperto un secondo locale nel DeKalb Market Hall, nel centro di Brooklyn. Se le code vi snervano, vi consigliamo di andare lì.
Noi abbiamo optato per una scelta più pragmatica – il romanticismo può aspettare, soprattutto se ho fame.
Ciò detto, le porzioni sono enormi e i prezzi, consensualmente, abbastanza sostenuti.
Non stupitevi se, ritirando il vostro panino, vi troverete in mano un sacchetto di plastica trasparente con dentro un mazzo di cetrioli, alcuni in purezza e altri sotto aceto e una valanga di salse. Qui si usa così. Pur non amando i cetrioli, devo dire che stanno molto bene in abbinamento col Pastrami. Ecco, forse mezzo, magari uno intero. Ma 4 o 5 cetrioli da 1 kg l’uno mi sembra veramente un’esagerazione.
So’ ragazzi, again.
PANE CON LE OLIVE
Perché andare a più di 6.000 km da casa per mangiare del pane con le olive nel Bronx? Te lo dico io, perché.
Perché è qui la vera Litte Italy di New York! Non quella specie di caricatura di Italianità, piena di turisti e di menú con le scritte – sbagliate – di piatti improbabili, che viene spacciata per il quartiere italiano della grande mela. Qui ci sono i veri immigrati di seconda o terza generazione, che magari fanno meno rumore, ma che sono sicuramente più autentici dei camerieri “italiani” di “Mamma mia” 🤌🌶️.
Qui nel Bronx può capitarti di entrare in una panetteria Italiana e di imbatterti in un’anziana signora col carrellino della spesa, che ordina 3 filoni di pane in un inglese che trapela una spiccatissima cadenza siciliana. E poi, camminando per vie tutt’altro che pittoresche, potete intravedere, oltre la vetrina, il negozio di un vero macellaio, con i salami e i caciocavallo appesi alle travi di legno, come se foste in un paesino della Calabria.
Questo è proprio quello che è successo a noi, mentre cercavamo l’indirizzo di Madonia Bakery per assaggiare il famoso pane con le olive.
Questa bakery, forse meglio dire panificio, fu fondata nel 1918 da Mario Madonia, un emigrato di prima generazione originario di Monreale, Sicilia. Ad oggi, la panetteria è gestita dai nipoti di Mario, la terza generazione di panificatori, e garantisce pane fresco a tutto il quartiere proprio come 100 anni fa. Noi abbiamo fatto un italianissimo aperitivo a base di pane con le olive, mangiando direttamente dal sacchetto, proprio come si fa mentre si torna dalla spesa del weekend, in attesa del pranzo. L’impasto morbido e la ricca farcitura ci ha conquistato morso dopo morso.
CHICKEN PARMESAN
Per completare l’esperienza little Italy, siamo andati a pranzo da Mike’s Deli: a metà tra un macellaio e una rosticceria, questa attività si trova nel mezzo di un mercatino alimentare ed è gestita da Italo-americani di origine pugliese. Qui potete mangiare prodotti freschi come ricotta, friarielli e prosciutto crudo, proprio come a casa…ma se siete coraggiosi e curiosi di assaggiare la cucina Italo-Americana, vi consiglio di farlo qui!
Gli ingredienti sono ottimi…magari gli abbinamenti vi sembreranno a tratti un po’ “distanti” dalla nostra tradizione culinaria, ma quale migliore occasione per provare la mitica Chicken Parmesan?
Piatto simbolo della cucina italo-americana e cavallo di battaglia di innumerevoli ristoranti fake-italiani sparsi per il mondo, la Chicken Parm vorrebbe essere una “parmigiana di petto di pollo” (?!), ma è di fatto più simile ad una cotoletta di pollo alla pizzaiola. Nessuna ragione di esistere all’interno della cucina italiana, ma sicuramente un piatto interessante da provare contestualizzato nel suo habitat naturale!
🤌🤌🤌🤌
MAC N CHEESE
L’origine di questo piatto è, tanto per cambiare, controversa. Questa volta se la giocano l’Italia del XIV secolo, con la ricetta di una pasta al Parmigiano cotta al forno in casseruola, e l’Inghilterra dell’epoca medioevale, in cui una pasta tagliata a mano in piccolo formato, veniva condita con un mix di formaggi e di burro.
Quello che è certo, però, è che qui negli Stati Uniti “Maccheroni and cheese” sono serviti come contorno. Eh già.
Ma come ci è arrivata questa pasta negli USA? Fu Thomas Jefferson in persona a “commissionarne” la preparazione al proprio personal chef, dopo averla assaggiata durante un viaggio in Europa. Il presidente era così ossessionato da questo piatto, tanto da inviare un ambasciatore nel vecchio mondo per procurarsi la “macchina” per fare Mac n cheese...E siccome non tutto è possibile – o meglio, non tutto esiste -, anche se sei il presidente degli Stati Uniti, si limitò ad importare oltreoceano pasta e Parmigiano.
Dunque, dove mangiare oggi un Mac n cheese di tutto rispetto a NYC? Da Charles panfried chicken!
Ovviamente in accompagnamento al vostro pollo fritto!
POLLO FRITTO
Hai detto pollo fritto?
Il miglior pollo fritto della vacanza lo abbiamo mangiato da Charles panfried chicken: un locale tutt’altro che fancy nel quartiere di Harlem.
Lo chef, Charles Gabriel, lo cucina magistralmente da più di 3 decadi: dapprima in un food truck, poi in un ristorante sulla 151esima strada e ora qui, in questo piccolo locale da 15 posti – massimo.
Il pollo qui è la vera star: marinato e insaporito a dovere, accuratamente impanato e poi fritto in olio di soia…ah, anche healthy? No. Però crunchy, saporito e succosissimo all’interno.
Lasciatevi guidare dall’aroma inconfondibile di fritto…ma anche il gigantesco pollo vestito da chef potrebbe esservi d’aiuto.
CORN BREAD
Il Corn Bread è un pane a base di farina di mais, le cui origini antichissime risalgono alla cucina dei nativi americani, che utilizzavano questo alimento in moltissime preparazioni.
Anche se il Corn Bread è più legato alla tradizione culinaria del sud degli Stati Uniti, la sua versatilità e l’assenza di lievitazione che lo rende veloce da preparare, l’hanno reso capillarmente diffuso in tutti gli USA, con qualche variazione nella ricetta.
I cornbread del sud, tradizionalmente preparati con poco zucchero e piccole quantità di farina, sono ideali per fare da contorno ad un piatto di chili con carne, per essere serviti durante un barbecue o da accompagnare con abbondante burro durante i pasti – tipo pane e burro, insomma. Al nord degli USA, invece, i cornbread sono più simili a torte, dato che contengono più zucchero e talvolta anche uova: per questo sono perfetti per la colazione.
Nel dubbio, un pezzo di cornbread non si nega a nessuno.
BAGEL
Last but not least, sua maestà il Bagel.
Una ciambellina di pasta di grano lievitata, dall’impasto piuttosto neutro e “denso“, che può essere farcita con ham and cheese, eggs and bacon, smoked salmon and cream cheese e chi più ne ha più ne metta. Sta bene con tutto, meglio del nero.
Lo potete mangiare a colazione, a merenda, a pranzo o a cena. L’importante è che lo scegliate buono. Ne troverete ad ogni angolo della città, ma noi vi consigliamo Black Seeds, per non sbagliare.
Oltre alla farcitura, da Black seeds potrete scegliere anche il tipo di impasto che preferite: classico, con semi di papavero e semi di sesamo; con farina integrale, al carbone vegetale, fino all’iconico everything bagel – letteralmente con semi di qualsiasi cosa.
Manca qualcosa? Ditecelo voi!