Sono sicura che il signor Mario Rossi mai si sognerebbe di ordinare al ristorante del semplice “vino”, senza curarsi di esprimere una preferenza circa la tipologia, le caratteristiche, l’uvaggio se non addirittura l’etichetta. È altrettanto probabile però che non riservi la stessa cura alla scelta del caffè, che per noi italiani solitamente non va oltre la dicotomia “amaro” o “zuccherato”.