Dopo una rilassante passeggiata vista lago, è ora di riempirsi la pancia con le prelibatezze di Baka Baka: vi basta solo percorrere qualche centinaio di metri in modesta pendenza per raggiungere un grazioso cottage bianco e nero, con le vetrine piene di meraviglie.
Dove fare colazione in Islanda
Islanda: terra di ghiacci, di vulcani e di geyser, dove la natura regna incontaminata e selvaggia. Aaaah, che bello andare in tenda, fare le vacanze “into the wild”, tra vento e pioggia per riscoprire il proprio spirito di adattamento…MAAAAA, se aveste voglia di un buon caffè?
Non fate finta che non ve ne importi, non me la bevo: non venitemi a raccontare che al giorno 2 non sentite la mancanza del caffè di casa e della pizza di un croissant appena sfornato. Non nascondete le vostre debolezze carnali e utilizzate questa mini-guida per rinfrancare il corpo e lo spirito, prima di affrontare 12 ore di vento gelido a 80 km/h.
Durante il nostro viaggio on the road, abbiamo provato per voi tutte le bakery, le caffetterie e i locali gestiti da forme di vita avanzata che ci sono capitati sotto tiro. Non facile in un paese di 350.000 abitanti, dove ci sono 415.949 pecore – dati reali aggiornati al 2020.
Dopo i giorni trascorsi qui, ho capito che c’è un solo modo per entrare in sintonia con questo meravigliosa terra: le pecore. Le pecore sono la chiave di lettura della vita in Islanda. Imparate questo e il resto verrà da sé.
Dovete sapere che durante i mesi estivi ai contadini islandesi piace liberare le proprie greggi sulle colline: immensi prati verdeggianti in cui pascolare libere.
E fin qui tutto ok.
Peccato che poi arrivi l’autunno, il clima si fa via via più rigido e nessuno – né uomo né pecora – vorrebbe rimanere a lungo senza un tetto sulla testa.
Sono ormai secoli che, verso l’inizio di settembre, si verifica questa meravigliosa e surreale cerimonia contadina di “raccolta delle pecorelle smarrite”, smölun. I contadini salgono in gruppo, a cavallo o sui quad, per radunare tutte le pecore che incontrano: che siano loro o meno, importa poco. Compito non facile, se avete idea della vastità degli spazi quaggiù. La cosa può richiedere giorni: gli amici e i parenti dei fattori vengono loro in soccorso dalla città , tornando per qualche tempo a condurre la vita bucolica dei propri avi.
A questo incredibile sbattimento, segue il “réttir” o “smistamento”– ad oggi uno dei momenti più sentiti del calendario islandese: le pecore, radunate nei tipici recinti circolari, vengono ripescate dal proprio contadino e tornano in stalla per passare l’inverno.
Sicuramente ci saranno modi più intelligenti e proficui di gestire questo grande via vai di pecore. Ma agli Islandesi non importa perché quello che ai nostri occhi può sembrare uno spreco di energia senza pari, è ben più di una caccia alla pecora e di una festa contadina.
Il réttir è un inno all’Islanda.
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Impossibile non notarla: vuoi per il profumo di pane, vuoi per la coda fuori.